(ma sono solo luoghi comuni…)

Non prendo un cane perché non ho il giardino
Il cane è un animale sociale. Dell’intero spazio di un giardino, l’area che gli interessa di più è il metro quadro intorno al proprietario o davanti all’ingresso di casa. Stare da solo è una noia mortale. E allora scava buche e rosicchia piante. Risultato: il cane è triste (o fastidioso, se abbaia continuamente alle auto o ai passanti) e il giardino è un disastro.

Non prendo un cane perché vivo da solo
Avere cane è un grosso impegno, su questo non ci piove. Ma chi sta meglio: l’adorato cane di un single, che gli dedica ogni giorno tutto il suo tempo libero, che per le uscite si fa aiutare da un dog-sitter, che lo porta con sé ogni volta che può, in vacanza e magari anche al lavoro? Oppure il cane di una famiglia numerosa, con giardino di ordinanza, che ignora totalmente il cucciolo, non interagisce mai con lui e se ne ricorda solo quando deve riempirgli la ciotola una volta al giorno? La prima opzione, decisamente.

In appartamento (o in città) un cane piccolo è più facile da gestire
Taglia e vivacità non sono direttamente proporzionali. Un Alano di 80 kg sa essere molto più delicato e discreto in un appartamento di un Jack Russell di 6 kg con l’argento vivo addosso. Se vi piace una razza, informatevi bene sulle sue caratteristiche e non badate solo all’estetica.
E soprattutto non fatevi influenzare dalla televisione: quanti Border Collie “come quello della pubblicità” sono diventati nevrotici e distruttivi per essere costretti in spazi angusti e a lunghe ore di solitudine, loro che sono nati per correre giornate intere intorno a greggi di pecore?

Il cane deve sfogarsi e correre, così a casa sta buono
Essere stanco ed essere calmo non sono sinonimi. L’esercizio fisico è importantissimo per il benessere del cane, ma senza esagerare. Voi come vi sentite quando avete fatto troppa palestra: non riuscite a dormire, vero? Allora, invece di sguinzagliarlo per un’ora nella solita area cani e dimenticarvene mentre parlate al telefono o fate salotto con gli altri proprietari, provate piuttosto a farvi una lunga passeggiata con Fido al guinzaglio, in una zona tranquilla. Concedetegli il lusso di annusare ogni odore, camminate al suo passo, concentratevi su di lui e godetevi il tempo passato insieme. Al rientro a casa vi stupirete di quanto lui sarà rilassato. E anche voi. Provare per credere.

Un cucciolo è meno impegnativo di un cane adulto, che ha già il carattere formato
Proprio come i neonati, i cuccioli richiedono moltissimo tempo e altrettanta pazienza. Se non possedete né l’uno né l’altro, adottate un cane adulto: spesso è più autonomo e si adatta rapidamente alla vita domestica. E non è affatto vero (altro luogo comune) che “dopo una certa età non impara più”. Anche a 15 anni un cane apprende cose nuove. Basta sapergliele (e volergliele) insegnare.

Sono il suo capobranco e deve obbedirmi
Eccoci nel regno di Cesar Millan, il famigerato Dog Whisperer televisivo che sostiene la necessità di metodi rudi per spiegare al cane chi comanda, anche quando si tratta di uno Yorkshire di 3 kg. Ma il cane non è un lupo. Il suo “branco” si chiama famiglia. Vive in città civilizzate. E capisce benissimo che apparteniamo a due specie diverse. Non so come vi comportate normalmente nella vostra famiglia, ma strattoni e calcetti non dovrebbero far parte del vostro stile di comunicazione. Per ottenere risultati strabilianti dal vostro cane meglio la gentilezza, la pazienza e soprattutto la coerenza. Non è così anche tra umani?

Col cibo il cane si regola da solo, sa cosa gli fa bene e cosa gli fa male
Provate a chiederlo a chi ha un Labrador o un Beagle, o anche a quel signore che ha dimenticato per un’ora accanto al suo Pit Bull il sacco da 10 kg di crocchette e al ritorno l’ha trovato praticamente vuoto (vi risparmio i dettagli, ma per fortuna il cane ha digerito tutto). Come l’esercizio fisico, anche il cibo deve essere controllato attentamente in quantità e qualità, perché il cane non sa quando fermarsi. E non sa nemmeno che il cioccolato, ad esempio, può essere micidiale per lui: se gli piace, se lo mangia eccome. E poi son dolori.

Quando gli parlo sembra che mi capisca (o anche “È tanto intelligente, gli manca la parola!”)
Non è che “sembra” che capisca. Capisce proprio. Magari non le parole esatte, ma l’espressione del volto, il tono della voce, la postura, quelli sì. I cani sono ottimi osservatori e passano tutto il loro tempo a cercare di decifrare cosa diavolo noi vogliamo da loro. La parola gli manca, certo, ma comunicano eccome. Siamo noi che non capiamo quasi mai cosa vogliono dirci.

Quando gli parlo sembra che mi capisca (o anche “È tanto intelligente, gli manca la parola!”)
Non è che “sembra” che capisca. Capisce proprio. Magari non le parole esatte, ma l’espressione del volto, il tono della voce, la postura, quelli sì. I cani sono ottimi osservatori e passano tutto il loro tempo a cercare di decifrare cosa diavolo noi vogliamo da loro. La parola gli manca, certo, ma comunicano eccome. Siamo noi che non capiamo quasi mai cosa vogliono dirci.

Mi fa i dispetti: quando lo sgrido lui sbadiglia!
A meno che il cane non si sia svegliato da pochi minuti, lo sbadiglio fa parte dei “segnali calmanti”. Il cane li emette per tranquillizzarci, quando ci vede – appunto – arrabbiati o nervosi. Può anche leccarsi il naso, girare la testa, alzare una zampa anteriore. Ne esistono più di trenta, di questi segnali, che indicano altrettante emozioni diverse. Sono l’alfabeto del cane, una meravigliosa lingua che quasi nessun umano conosce e che si può osservare anche all’area cani, quando i cani comunicano tra loro. Altro che dispetti. Alla faccia della teoria del capobranco.

Cani e bambini sono perfetti compagni di giochi
C’è cane e cane, e c’è bambino e bambino. Non si può generalizzare. Quel che è certo è che il cane può essere il miglior amico di un bambino a patto che quest’ultimo ne sappia rispettare spazi, tempi ed esigenze. È compito degli adulti insegnare ai più piccoli a non trattare il cane come un pupazzo, strapazzandolo magari mentre dorme, abbracciandolo a piacimento, mettendo le mani nella sua ciotola, correndogli incontro gridando. Solo così si evitano malintesi anche gravi la cui colpa poi inevitabilmente ricade sul cane: perché, per l’appunto, gli manca la parola.













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